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Cima Varadega m 2635

Questa poco frequentata cima, si erge a capo di una valle bellissima, completamente selvaggia, con esclusione della strada e delle opere militari risalenti alla grande guerra, che testimoniano, un po’ sinistramente, il passaggio dell’uomo.

Nella nostra giornata, il paesaggio ulteriormente abbellito da esuberante fioritura di molte varietà selvatiche, un quadro di intensi e diversi colori.

Arrivati al piccolo spiazzo in prossimità delle Casere del comune, in auto, sulla stradina che prende a dx della provinciale 81, dietro l’albergo passo Mortirolo, abbiamo imboccato la stradaina 452 seguendo le indicazioni rifugio Cròs de l’alp e passo Varadega, che ci ha portato fino alla vetta, o meglio alle vette, in quanto, alla fine del sentiero, si presenta a dx una scala perfettamente conservata, che porta all’imbocco di una galleria militare, nella quale sembra fosse stato sistemato un cannone e a sx una debole traccia fra i massi che conduce in vetta. Al termine della galleria, di una quindicina di m, c’è un’apertura, dalla quale si può salire sull’anticima.

Scendendo per lo stesso percorso, poco prima del passo Varadega, abbiamo fatto una deviazione a dx per il bivacco Baracon, degli alpini di Grosotto, molto ben tenuto e fornito di tutto quanto serve per una piacevole giornata montana.

Da qui siamo ritornati alle vetture, concludendo la tranquilla, poco impegnativa e piacevolissima camminata.

Percorsi circa 14 km con 800 m di dislivello in 5h e 15′.

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Passo di Gallinera e bivacco Festa – 2330 m

Passo di Gallinera -bivacco Festa

La prima gita del gruppo B dei Sempreverdi (la classe dei ripetenti), non poteva andare meglio, compagnia decisamente euforica.

Partiti dal rifugio alla cascata di Vezza d’Oglio, trovando sempre tempo ideale, siamo saliti abbastanza velocemente al rifugio Occhi all’Aviolo (50′) e al passo di Gallinera (2h e 50’tot) seguendo il tratto finale del sentiero n° 1, che proseguendo dopo il passo, termina alla centrale idroelettrica di Edolo.

Lunga sosta nello splendido paesaggio attorno al bivacco Festa, in una fioritura di Nontiscordardimè, Vaniglioni, magnifiche Stelle alpine e ranuncoli.

Tornando per la stessa via, piccola deviazione verso l’osservatorio faunistico, che ci riserva la sorpresa di un piccolo mistero, il fontanile de “l’aivå che boi”. Una piccola sorgente di acqua limpidissima, sul fondo della quale si vede la sabbia che ribolle in piccoli crateri, mossa dall’acqua che sale dal terreno.

Giunti al lago Aviolo, la temperatura abbastanza alta, ha ispirato i temerari Fausto e Antonietta a un tuffo nelle gelide acque, la nuotata in verità è durata poco, ma la loro felicità all’uscita palpabile.

Ulteriore sosta al rifugio Occhi e rientro alle vetture.

Percorso 10 km in 6h e 30′ dislivello 950 m

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Monte Sodadura m 2010

MONTE SODADURA M.2010 DA QUINDICINA VAL TALEGGIO

Parcheggiate le auto a Quindicina, m. 1287, di Pizzino in Val Taleggio, seguiamo il sentiero n°120 e raggiungiamo Baita Foppa Lunga, dove una modesta coltre nevosa, frutto della precipitazione notturna, ricopre l’intero ambiente circostante. Superiamo il Rifugio Gherardi a m.1650, Il privato Cesare Battisti a m. 1685 e sempre su sentiero 120, innevato ma ben individuabile e percorribile, raggiungiamo la Bocchetta di Regadur a m. 1853. Voltiamo a sinistra per CAI 101 e accompagnati da una leggera nebbia, percorriamo la cresta fino al Passo Sodadura a m. 1867. La nebbia ormai diradata permette di godere a pieno della vista dell’imponente piramide sommitale del Monte Sodadura che raggiungiamo, a m. 2010, risalendo la ripida cresta. Caliamo dal versante opposto e in breve siamo al Rifugio Nicola a m. 1850. Continuiamo in direzione Piani di Artavaggio, poi a sinistra per sentiero n° 9, in alternati saliscendi, fino al Cesare Battisti. Scendiamo a destra, su CAI 120 per Rifugio Gherardi e Quindicina.

Distanza percorsa Km 14,650  Ascesa totale m. 965

Durata escursione h 6,10

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Punta Alta Corno di Predore m 953

Gita fuori dalla porta di casa per un piccolo gruppo di Sempreverdi, in alternativa alla ferrata Medale, scelta per la giornata di oggi.

Parcheggiato alla fontana di via Chiodi, si sale al santuario Madonna della neve in San Gregorio, percorrendo gli oltre 200 scalini e proseguendo lungo la ripida strada cementata, fino al bivio con indicazione Sentiero alto del corno (733), dove inizia lo spettacolare tratto panoramico sul Sebino, splendente in questa limpida giornata, si giunge alla località Case il monte, sopra l’abitato di Gallinarga, dove a sx parte il sentiero 707 che raggiunge Punta Alta, eccellente punto panoramico sul lago e sulle Orobie.

Dopo piccola sosta e numerose fotografie, proseguendo il 707, che scende in una bella zona boschiva, in un caleidoscopio di ellebori, viole, pervinche e primule, si giunge al bel quartiere abbandonato, con annessa chiesetta, del Colle del Giogo (col del zuf).

Da qui dopo un allegro picnic, siamo tornati a Predore con il sentiero 735.

Percorsi 10 km con 800 m di dislivello, in 5 ore e 15 minuti.

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Ferrata Corno di Medale

VIA FERRATA DEL MEDALE

Parcheggiamo le automobili in via Paolo VI a Laorca, il rione più settentrionale della città di Lecco e ci incamminiamo lungo la stradina che passa nei pressi del vecchio cimitero, per poi immetterci su un tratto di strada cementata protetta da reti para massi. Poco più avanti incrociamo il sentiero CAI n° 58 che attraverso il bosco, in alternati saliscendi, ci porta all’attacco della ferrata. L’intera via è ben protetta. La catena e il cavo d’acciaio in aggiunta alle buone prese naturali, se utilizzate, permettono un agevole risalita.  Raggiunta la croce di vetta, a m.1029, seguiamo la traccia di sentiero in direzione nord, dove giunti ad una sella svoltiamo a destra per sentiero n°56, che scende ripido e scivoloso lungo il bosco fino ad intercettare la parte iniziale dell’itinerario di partenza.

Ascesa m.600   Distanza percorsa Km 6,200

Durata escursione h.05,20

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Cime Comer m 1279 e Denervo m 1459

Da Muslone a Cima Comer e Monte Denervo

Muslone m. 462, una frazione del comune di Gargnano, punto di partenza della nostra escursione diretta alla cima Comer e al monte Denervo. Lasciamo le auto nel capiente parcheggio lungo il rettilineo che conduce, nelle immediate vicinanze, alle prime case del piccolo centro abitato di Muslone. Passata la chiesa e una piccola piazzetta prendiamo a sinistra per una stretta viuzza fino all’incrocio con il sentiero n°45 o “sentiero del Luf” che offre a tratti squarci panoramici del lago di Garda. Lo risaliamo poco oltre un grosso masso che, ben assicurato con funi metalliche, ne preannuncia la fine. Incrociamo il CAI n°31 che percorriamo in direzione Comer, una salita con discreta pendenza che ci porta sulla cima a m.1279. Proseguiamo sul CAI n°31 fino all’incrocio con il segnavia n°32, in direzione Denervo, che risaliamo dritti fino alla croce della cresta sud del monte Denervo a m.1436 e alla cima nord a m.1459. Discendiamo da un’ampia radura e siamo a Malga Denervo a m.1373, dove mantenendoci sulla destra orografica seguiamo il sentiero n°35 in direzione Muslone. Raggiungiamo Case Piazze a m.1111 e percorriamo, ora CAI n°36, una carrozzabile, inizialmente sterrata, in ripida discesa cementata fino all’abitato di Muslone.

Durata Escursione h. 05,37   Ascesa Totale m.1120

Distanza percorsa Km 12,00

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Monte Alto di Corte Franca m 651

Simpatica gita di un gruppetto di Sempreverdi di bassa quota, su questa bella e tranquilla collina, con vista sul lago d’Iseo, le torbiere del Sebino e la dolce Franciacorta.

Partiti dal parcheggio Acquasplash in via Dalla Chiesa, abbiamo raggiunto l’inizio del sentiero alla fine di via Castello di Colombaro, fino alla località Pianezze e da qui sempre seguendo il sentiero in cresta, la cima con la grande croce di ferro.

Per la discesa, presa la direzione Adro, superato lo Stalù, abbiamo seguito la strada del crinale, mantenendo le deviazioni a sx, poi un ripido sentiero a mezzacosta, sopra la piana di Favento fino al cimitero di Adro, che abbiamo attraversato per visitare la tomba dei fratelli Dandolo, eroi del risorgimento.

In paese, presa via S. Anna, passando per la bella chiesetta affrescata di S Maria in Favento, i nostri passi ci hanno inevitabilmente portato nei vigneti Ferghettina, dove siamo arrivati all’ora giusta per una fresca bottiglia di pas dosé.

Il percorso è terminato attraversando la frazione di Nigoline e da via Calvarole al punto di partenza.

Percorsi 12 km con 500 m di dislivello.

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Bivacco Linge m 2273

Dopo tre mesi risaliamo di nuovo la “Valle delle Messi” (da Santa Apollonia di Ponte di Legno), per raggiungere il “Bivacco Linge” ( 2289 m); ma questa volta con tanta buona neve per tutto il sentiero n° 58. All’inizio essa è una piana solcata dal giovane “Oglio Frigidolfo”. Chiusa in testa e di lato da alte montagne di poco superiori ai tremila metri; sulla fiancata destra s’inerpica la famosa strada del “Gavia”: è per intero nel perimetro del “Parco Nazionale dello Stelvio”. Il tempo tende al bello. Il sole già fa sudare, che ci alleggeriamo d’indumenti arrivando al “Rifugio Valmalza” (1998 m). Continuando (per esperienza) sul tracciato del sentiero n° 58, nascosto da un ottimo strato di neve gelata, troviamo qualche difficoltà a superare il ripido gradino roccioso che porta verso il vasto ripiano del “Bivacco Linge”. Ed esso è lì, essenziale, come può esserlo una ex malga riadattata. Sta adagiato nella neve e guardato dall’alto dall’imponente “Punta di Pietrarossa”. Noi ci sistemiamo esternamente esposti al bel sole, occupando tutto il fronte del rustico edificio.

Ripartiamo in lunga fila risalendo i dossi innevati per immetterci (in alto) nel vallone che il sentiero estivo abbandona circa a metà: quello da noi percorso. Sarebbe il tragitto invernale, ma si precede per esperienza. E per esperienza… con la nebbia ci si può smarrire. Ma oggi è un giorno tanto bello che non si vorrebbe scendere verso valle. Il largo canalone innevato induce tutti ad inventarsi un proprio veloce itinerario e ben presto siamo al “Rifugio Valmalza”. Poi, piu lentamente, a “Santa Apollonia”.

Dislivello positivo: 825 m – Distanza percorsa: 15,1 km – Durata escursione: 5:25 ore.

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Piz Tri m 2308

Una giornata magnifica ha benedetto questa gita al Piz Tri, come potrete vedere dalle foto e dal filmato di Eligio.

Siamo partiti in un gruppo molto numeroso, da via Calzaferro, circa un km dopo l’abitato di Loritto, trovando subito neve ghiacciata, quindi ciaspole ai piedi.

Dopo un tratto della mulattiera, alle cascine Brunò, una palina segnaletica indica il sentiero 95 con tempo 3 ore e 30′ al Piz Tri.

Forse per la consistenza del gruppo, non da tutti è stato seguito lo stesso percorso nella parte iniziale, ma, tranne un piccolo numero di “anziani” che si sono fermati a circa 200 m dalla vetta, si è potuto ammirare lo spettacolo offerto dalla nostra impareggiabile alta valle Camonica.

Al ritorno, dallo stesso percorso, un’ottima birra in compagnia, a Malonno.

Dislivello 1200 m e 15 km percorsi nella splendida neve

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