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Eremo di San Glisente da Montecampione

Robusta camminata sulle belle prealpi camune, iniziata sotto un variopinto e movimentato cielo, con sole e nubi che cambiavano alternativamente lo scenario della natura come in un teatro, ma terminata sotto una discreta pioggia, che comunque nulla ha tolto al piacere della gita e della compagnia.

Raggiunto l’insediamento di Montecampione 2 e lasciate le vetture, siamo risaliti lungo la pista alla Stanga di Bassinale (1897 m), seguendo il 3V via bassa, siamo passati da malga Rossello di sopra, malga di Rossellino e in prossimità del bivacco Bassi, abbiamo seguito a sinistra la traccia 80, che passando sotto il monte Fra, raggiunge la colma di San Glisente (2151 m) e il bellissimo Eremo di San Glisente (1956 m). L’eremo è appoggiato su una verde collina con una bellissima vista ed è interessantissima e commovente l’antica cripta del Santo, con le sue quattro esili colonne sormontate da rozzi capitelli, prfettamente proporzionati, luogo perfetto all’idea di serenità.

Lasciato l’eremo siamo scesi alla sottostante ca del Pastore, ma compreso che non era il percorso giusto siamo risaliti dai prati riguadagnando il sentiero 80 e ripassando dal Bassi siamo ritornati a Montecampione per la stessa via.

Percorsi 25 km in 7 ore e 45′ con dislivello totale in salita di 1235 m.

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Timogno (2096 m) e Benfit (2172 m)

Dirigendosi verso Oltresenda Alta, da villa d’Ogna, si arriva alla graziosa frazione Valzurio, che all’ingresso presenta la bella facciata della chiesa di Santa Margherita, circondata da un accogliente porticato e si ha la sensazione di entrare in un mondo diverso, antico e idilliaco.

Proseguendo oltre, a un km c’è il gruppo di case Spinelli, dove abbiamo parcheggiato.

Da qui abbiamo seguito la sterrata per Colle Palazzo, presto abbandonata per risalire verdissimi prati e percorrere la cresta verso nord che si apre su panorami stupefacenti, su tutta la valle e la maestosa Presolana a destra.

Si passa dalla baita alta di Remescler, ci sono dei curiosi vani interrati forse utilizzati un tempo per ricovero di animali o stagionatura, da qui si risale a sinistra il lungo pendio erboso, costellato di genziane e genzianelle dal blu intensissimo, fino cima Timogno e col sentiero in cresta, si arriva facilmente al Benfit poco più alto.

Proseguendo a nord, simo scesi, lungo la cresta, che si fa un po’ più impegnativa, al passo degli Omini e superata la sovrastante collina abbiamo tagliato a destra direttamente per i prati fino alla baita alta Verzuda, baita bassa Rigada e case del Moschel, dove per errore siamo entrati in uno splendido bosco di faggi sul torrente Ogna, con grandi massi ricoperti di muschio, che creano un’atmosfera da Terra di Mezzo e ci si aspetterebbe di veder sbucare un troll da dietro un albero.

Recuperara la sterrata siamo rientrati alle case Spinelli.

Percorsi 16.5 km in ore 06:40 con 1300 m di dislivello.

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Ferrata Gamma 2 – Monte Resegone 1875 m

Ferrata decisamente impegnativa, ma dal fascino indiscutibile, per il panorama sulla città di Lecco e per le severe pareti rocciose che ci circondano durante tutta la salita, con scorci vertiginosi fra gole e ripidi canali.

Entrando in Lecco da Caloziocorte, in prossimità dell’ospedale si entra nella galleria Valsassina, seguendo poi le indicazioni per i Piani d’Erna, si arriva all’ampio parcheggio della stazione di partenza della funivia.

Per la descrizione tecnica della ferrata consigliamo l’ottimo sito “vieferrate.it”, ma a nostro giudizio, aumenteremmo un po’ le valutazioni di difficoltà tecniche e impegno fsico, mentre per la bellezza di queste montagne e l’emozione provata, rimandiamo alle immagini del nostro album fotografico, anche se purtroppo, la giornata poco limpida ci ha defraudato di parte del piacere.

Raggiunto il rifugio Azzoni e la vetta, picnic commenti e facezie, come si conviene alla nostra allegra compagnia, poi ritorno alla stazione d’arrivo della funivia seguendo il sentiero 1, bello e molto panoramico, dove non ci siamo fatti mancare qualche foto da finti temerari, su una curiosa roccia a sbalzo.

Percorso 9,5 km in 6 ore e 30 con dislivello totale di circa 820 m

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Ferrata Rino Pisetta (Dain Picol 970 m)

Per questa impegnativa, ma spettacolare ferrata, che regala viste stupende sulla valle del Sarche e sul lago di Toblino, non potevamo trovare giornata più luminosa e stagione migliore.

Parcheggiato davanti la bocciofila di Sarche, c’e subito l’indicazione per la ferrata e dopo circa 45 min di sentiero, ripido e ben segnalato, ci si trova alla targa di dedica a Rino Pisetta.

L’attacco è tosto, quanto promette osservandolo, poi nel percorso si alternano tratti semplici e tratti impegnativi, ma la fatica è sicuramente compensata dal paesaggio e dalla bellezza di queste pareti.

Al termine, ci si riposa su un balcone che domina tutta la valle con vista su vicine cime verdissime e innevate in lontananza, c’è pure una romantica panchina.

Anche il sentiero di discesa è stato una bella sorpresa, inizialmente in bosco ombreggiato, sbocca in una piana verde davanti al graziosissimo paese di Ranzo, proseguendo la discesa per la carreggiabile, si incontrano indicazioni per un sentiero ciclabile immerso nel verde e di nuovo la strada. Seguendo le indicazioni Sarche, ci si trova a percorrere un buon tratto di sentiero a mezza costa, con continui stupendi scorci sul lago di Toblino, che si ricongiunge al sentiero della ferrata.

Percorsi 8 km con 850 m di dislivello totale i 6 ore.

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Ferrata degli Alpini al Corno Medale 1029 m e Crocione di San Martino

Siamo arrivati a Lecco osservando preoccupati il cielo che non prometteva niente di buono, parcheggiato nei pressi di un piccolo cimitero in via Bonaiti, abbiamo comunque deciso di raggiungere l’inizio della ferrata e dopo pochi passi ha iniziato a piovere, ma il nostro ottimismo è stato sorprendentemente premiato.

Arrivati alla base della parete seguendo il sentiero 56, la pioggia era cessata, la roccia asciutta e in breve tempo un sole brillante, quindi via per una salita in un cielo sempre più blu con limpidi panorami mozzafiato, per tutti i 400 metri della ferrata, molto ripida ed esposta, ma non difficilissima.

Alle 12.45 abbiamo raggiunto la croce, e dopo il pic-nick godendoci la magnifica vista dalla piazzola dell’elicottero, ci siamo diretti, seguendo la traccia 57, al Crocione di San Martino.

Da qui il sentiero che si fa alquanto ripido, passando dalla chiesetta della Madonna del Carmine, ci ha riportato alla partenza.

Percorsi 5,3 km con dislivello di 760 m in sei ore e mezzo.

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Monte Campo 1952 m

Bel ritorno primaverile, per noi, sulle pralpi bergamasche, clima ideale, sole, cielo azzurro e tappeti di fiori.

Lasciato le vetture al verde parcheggio di Rusio, nei pressi della trattoria dei Mulini, abbiamo seguito le indicazioni per il rifugio Olmo (sent 317), subito dopo il bivio loc. Priona, abbiamo fatto una bella deviazione di mezz’ora alla chiesetta di San Peder, che offre un’ampia panoramica sul paese.

Ritornati sul 317, a una vistosa scritta rossa su un masso che indica il rif. Olmo, abbiamo imboccato il sentiero di destra, passando per malga Spina (1242 m), malga Pozzetto (1399 m) e malga di Campo (1528 m), da dove deviando a sinistra si risale il ripido pendio erboso seguendo la traccia ben segnata, tranne un tratto franato, fino alla cima. Nel ritorno, lo stesso percorso fino in prossimità di malga Spina, continuando poi per la strada cementata, che ritorna al cartello Priona e al parcheggio.

Il percorso è stato di 12.5 km in ore 5:30 con 1170 m di dislivello.

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Monte Pizzocolo 1581 m & compleanno di Gianni

Anche quest’anno abbiamo festeggiato gli splendidi 77 anni di Gianni, vera forza della natura in montagna, nella bella baita dell’amico Osvaldo sul monte Pizzocolo, ospite generosissimo, che ringraziamo con tutto il cuore, per la bellissima giornata, assieme a tutti gli amici che si sono prodigati.

Partiti alle otto dalla loc. Colomber all’inizio della val di Sur (380 m), abbiamo risalito il torrente Barbarano, lungo la strada per un lungo tratto quasi pianeggiante (sent. 1), che poi con ripida salita raggiunge il passo Spino a quota 1160 m, da qui percorrendo la strada a destra (sent. 5), si arriva al Dosso delle Prade a 1517 m, dal quale in mezz’ora si raggiunge la panoramica cima del Pizzocolo a 1582 m.
Scendendo, al Dosso delle Prade, girando a sinistra lungo il sent. 6, raggiunta la baita di Osvaldo, abbiamo dato inizio ai festeggiamenti, con un memorabile pranzo, che nella miglior tradizione bresciana, ha visto in tavola scardole con polenta arrostita, torte salate, pappardelle al salmì di folaga, costine e salamine ai ferri, polenta taragna, concludendo con le buonissime torte delle nostre donne, vino e grappa ad maiora.
Sosta extra a parte, percorsi 18.9 km con dislivello di 1200 m, impiegando 3 ore per la salita e un tempo totale di ore 6:30.

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Monte Bronzone m 1334, da Vigolo

Molto azzeccata la decisione di una gita casalinga a bassa quota questa settimana, la iniziale foschia è presto svanita regalandoci i soliti bellissimi panorami sul nostro lago, Trentapassi, Guglielmo innevato e i bei prati della valle di Vigolo.

Dal comodissimo parcheggio sotto il municipio, di Vigolo, ci siamo diretti verso il Santuario della Madonna del Dosso (o di Loreto) prendendo all’uscita del paese, a sx il sentiero 701, che sale sul lato destro della valle, passando dai colli Soresano, Cremona, del Rù, punta del Bett, Cargadurå, Martinazzo e colle Dedine, dal quale si raggiunge la malga Gombo alto e la cima del Bronzone che la sovrasta.

Il percorso, che abbiamo trovato un po’ fangoso con una leggera velata di neve, dopo il primo tratto di buona salita si sviluppa con piacevoli su e giù che svelano scorci molto gradevoli.

In vetta, per mano della nostra musicale Antonietta, non ci siamo, naturalmente, fatti mancare il concerto del campanone.

Ritornati a Gombo alto, spuntino e rientro percorrendo la carreggiabile fino alla strada asfaltata che da Bianica passa per Bratta, ma alla prima cascina della frazione, siamo scesi a dx per una antica strada, nella Valle delle Tombe e passando sul bel ponte in pietra, probabilmente medievale, siamo risaliti a Vigolo.

Percorso 19,4 km in 6 ore e 20 min con un dislivello totale di 1025 m.

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Monte Giuggia m 1966

Finalmente una gita con neve stupenda, compatta e di oltre un metro, giornata fredda e nuvolosa ma con sprazzi di azzurro e aria tersa, poco vento.

Siamo partiti da Roncone (Tn), perchè in località Lodino la troppa neve ci ha impedito di parcheggiare.

Risalendo i prati e la strada per il rifugio La rocca, si raggiunge la Malga Giuggia a 1661 m, da qui seguendo le tracce alle sue spalle, si raggiunge la vetta attraversando l’ultima parte della pineta stupendamente innevata, che offre spettacoli da cartolina.

In vetta magnifico panorama sulla valle del Chiese, sui monti Cengledino e Benna.

Percorsi 17 km con 1050 m di dislivello in 6 ore e ½

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Monte Sasna 2229 m

Una bella giornata di sole, con temperatura più che mite, ma neve discretamente consistente, ci ha accompagnato alla cima del Sasna.

Parcheggiato nella frazione Nona di Vilminore di Scalve, seguendo l’indicazione Rifugio Cà Rossa, si percorre il sentiero 408 che porta al passo della Manina, che noi abbiamo seguito fino poco dopo le case rosse, deviando a destra e raggiungendo prima l’anticima poi la vetta, con una lunga e ripida camminata.

Al ritorno, dopo il primo tratto per la stessa via, abbiamo proseguito per le creste, raggiungendo il Passo della Manina e la chiesetta, da dove, dopo una piacevole sosta al sole siamo ritornati a Nona.

Abbiamo utilizzato i ramponi, ma per la condizione della neve e la temperatura, sarebbero state più indicate le ciaspole.

Percorso 11,5 km con dislivello di 950 m in 5:45 ore.

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