Tutti gli articoli di eligio corsini

Cima Parì (m 1990) e Cima d’Oro (m 1802)

Giunti a Mezzolago nel Comune di Ledro (Trento) e lasciata l’auto nel parcheggio del piccolo paese lacustre, ci incamminiamo (ore 8.00) seguendo le indicazioni per Dromaè, Cima d’Oro. Raggiunta la sterrata che sale per le “Coste di Salò”, la abbandoniamo presto per il boscoso “Sentiero Botanico”, ricco d’alberi e di splendidi colori autunnali. Poi, incrociata di nuovo la sterrata giungiamo alla località “Sella” (m 1425 – ore 9.40) dalla quale è ben visibile l’intero Lago di Ledro. Da lì inizia il “Sentiero austroungarico”, con resti di trincee della “Grande Guerra 1915-1918”. Il vecchio itinerario militare austriaco è tortuoso, con postazioni e manufatti scavati nella roccia, al cui termine sorgeva “l’Osservatorio”, ora una gran croce (m 1680 – ore 10.30). La “Cima d’Oro” (m 1802) è ormai visibile e seguendo ancora i trinceramenti la raggiungiamo alle ore 10.45. Dopo una breve sosta, con nebbia e vento, proseguiamo in discesa lungo un crinale erboso verso la “Bocca Dromaè” (m 1680 – ore 11.25). Quindi, deciso di salive direttamente da lì verso “Cima Pari” seguendo una labile traccia, siamo alla croce sommitale (m 1990) alle ore 12.10. Tira un forte e freddo vento che decidiamo subito di scendere verso la “Bocca di Saval” (m 1739), trovando riparo (per uno spuntino) presso la “Malga Saval”. Ora il nostro cammino è tutto in discesa. Il sentiero n. 454 porta a Pieve di Ledro, ma alla “Sella di Monte Cocca” si stacca una diramazione per Mezzolago. Poche decine di metri dista l’imprevista cima (m 1404), che dall’alto di quella abbiamo avuto l’ultimo panorana lacustre e le ultime foto della nostra escursione. Mezzolago (da dove siamo partiti) lo raggiungiamo alle ore 15.00.

Dislivello positivo: m 1700 circa. Distanza percorsa: km 17 circa. Durata escursione: ore 7

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Passo degli Omini (m 2078) e Cima degli Omini (m 2196)

Giunti a Spiazzi di Gromo alle 7.45, dal parcheggio prendiamo a salire verso il “Sentiero delle Malghe”. La direzione ce l’ha indicata un avventore del vicino bar, in quanto il percorso non è segnalato. Tuttavia, in modo sicuro procediamo lungo la mulattiera, passando alcune baite: baita d’Avert e baita Crocetta. Quest’ultima (che pare un bivacco) sta alle pendici del monte Avert. Risaliamo il pendio in direzione della evidente sella dove dovrebbe trovarsi il “Passo Crocetta”. Che siamo nella giusta posizione lo segnala proprio una antica croce, alla memoria (ore 9.30). Questa parte dell’itinerario ci era sconosciuta. In avanti – raggiunta “Cima Benfit” m 2172 (ore 10.00) per la cresta che dalla crocetta inizia – il paesaggio è a noi noto. Ed oggi è un giorno di grande visibilità, anche se monta la nebbia che a tratti ci disturberà. Proseguiamo verso il “Passo degli Omini” (ore 10.25) per il lungo e suggestivo spartiacque, risalendo poi dalla sella (con le caratteristiche pietre messe a piramide) verso “Cima Omini” m 2196 (ore 10.55). Raggiunta la meta, pensiamo che alla fine di questa lunga cresta esista uno sbocco, un sentiero che ci permetta di scendere (a sinistra) sui sottostanti pascoli; onde ritornare, attraverso questi, al “Passo Crocetta”. Ma tale discesa risulta non agevole e ciò ci consiglia di ritornare al “Passo Omini”. Prendiamo il sentiero n. 314 che poco dopo abbandoniamo, orientando il nostro cammino verso il “Monte Avert”. Al “Passo Crocetta” giungiamo alle ore 12.50. Poi, la facile discesa a ritroso verso Spiazzi (ore 14.10).

Dislivello positivo: m 1300 circa. Distanza percorsa: km 16. Durata escursione: ore 6.30

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Monte Listino m 2750

Mercoledì 28 settembre 2016: gran giornata autunnale vissuta insieme alla Lega Montagna Uisp di Brescia, compiendo un percorso circolare (molto suggestivo) intorno al Blumone e allo Scoglio di Laione avendo come meta il monte Listino.
Partiamo dalla Piana del Gaver (m 1500 circa),  per l’itinerario n. 26  risalendo la valle del Caffaro su una bella mulattiera, superando il bivacco Blumone e passando anche di fianco ai ruderi di un ex ospedaletto militare. Sbuchiamo, infine, sopra il salto che difende il passo del Termine (m 2334), con numerose e diroccate fortificazione della Grande Guerra. Quindi, incrociamo poco dopo il sentiero n. 1 e continuando diritti, parallelamente alla cresta che scende dal m. Listino (m 2750), lo raggiungiamo alle ore 11.05.
Ritornati all’incrocio col sentiero dell’Alta Via dell’Adamello, lo percorriamo in direzione del passo di Blumone (m 2633): suggestiva è la visione del lago della Vacca, verso il quale scendiamo arrivando alle ore 13.45 al rifugio Tita Secchi.
Sotto la diga dell’invaso artificiale inizia l’itinerario n. 17 che ci porta alla partenza in meno di un’ora e mezza.I vasti panorami, l’asprezza del terreno e i mutevoli aspetti paesaggistici (in primo luogo le elevate rocce del Blumone e del Laione), ne fanno un grande itinerario escursionistico, impegnativo comunque per il dislivello positivo di circa 1500 metri, e per la distanza complessiva da percorrere (km 19).

Monte Laione (m 2757) e Monte Frerone (m 2673)

 

E’ cosi! quando si rinuncia (il mercoledì), per maltempo, il dì seguente la partecipazione è scarsa, essendo ognuno preso da altri impegni. Tanto che ci siamo ritrovati in sei per andare in Bazena, avendo come meta tanto cima Laione che il monte Frerone. Partiamo alle ore 7.30 dal rifugio Tassara (m 1802) avvolti da una fitta nebbia; fortunatamente si dirada allorchè passiamo la sella che immette nella vasta conca dominata dal m. Frerone. Il sentiero è il N. 1: l’Alta via dell’Adamello. Costeggiando il m. Cadino giungiamo al passo di val Fredda (m 2338). Quindi, per una mulattiera pianeggiante, perveniamo al passo della Vacca (m 2335) e al vicino rifugio Tita Secchi. Tenendo a sinistra il lago della Vacca, saliamo tra estese pietraie al passo di Blumone (m 2633) ore 10.30. Nebbia e sole altalenanti conferiscono alla montagna un aspetto severo. Lo sguardo s’allarga (per l’ultima volta) verso le vette circostanti, in primis verso la vicina cima di Laione (m 2757) che raggiungiamo alle ore 11.00.

L’altra meta dell’escursione: il monte Frerone, appare ad alcuni troppo distante ed impegnativa. Tanto che ci dividiamo… (e la cosa non dovrebbe ripetersi perchè non è bello separarsi in montagna). Tre ripercorrono il sentiero verso Bazena, mentre lo scrivente ed Aldo accompagnano “l’irriducibile” Antonio nella nuova e faticosa avventura. Calcando il sentiero Antonioli raggiungiamo cima Galliner (m 2576). Poi lunga discesa sulla mulattiera militare della Grande Guerra fino al passo Forcellino di Mare (m 2191) ore 13.10. Ed ancora verso il rifugio Gheza (m 2087) da dove ripartiamo alle ore 13,30 risalendo le “foppe di Braone” verso il passo del Frerone (m 2447). Ormai avvolti da una fitta nebbia, alle ore 14.52 siamo sul monte Frerone (m 2673). Restiamo solo il tempo di una foto: urge ritornare a valle. Ritroviamo il sentiero N. 1 al passo di Val Fredda e alle 16,30 terminiamo l’escursione a Bazena.

Dislivello positivo (primo gruppo1): m 1000 circa

Dislivello positivo (secondo gruppo) m 1600 circa. Distanza percorsa: km 22 circa. Durata escursione ore 9

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Monte Legnone m 2610

In cima al monte Legnone (m 2610) ci siamo arrivati una volta sola, nel giugno 2010. E’ tanta la strada per noi bresciani, e intenso il traffico nel lecchese. Tuttavia alcuni Sempreverdi hanno insistito per ritornarci. Così – di buon’ora – approdiamo (mercoledì 7 settembre 2016 – lasciata la superstrada a Dervio), ai “Roccoli Lorla” a circa 1450 m (s.l.m.), dove parte il ben segnalato sentiero (1A) per il Legnone. Questo itinerario ha come punti intermedi ben definiti “l’Alpe di Agrogno” e il “Bivacco Silvestri”. Dopo il quale il sentiero sale abbastanza ripido verso la vetta, mentre il panorama diventa alto e vastissimo sopra l’azzurro del Lago di Como. Raggiunta la gran croce sommitale in meno di tre ore, e testimoniata con ammirevoli commenti la buona riuscita dell’escursione, ritorniamo a valle per lo stesso itinerario. Incontrando a circa metà percorso due tranquille femmine di stambecco con i rispettivi capretti… un regalo inaspettato di questa bella montagna.

Dislivello positivo m 1160 circa. Distanza percorsa Km 12. Durata escursione ore 5.45

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Pian della Regina 2628 m

Abbiamo raggiunto il Pian della Regina esattamente anche due anni fa, nel 2014. Sebbene sia un’escursione che in luglio ha la bellezza di estese fioriture di rododendri, troppo poco tempo è trascorso da allora. Infatti nel nostro programma sta il monte Redival presso il Tonale. Ma, causa maltempo, già il valico alpino sappiamo (internet!) coperto di neve. Così optiamo (strada facendo) per il Pian della Regina da Saviore dell’Adamello. Lasciate le vetture poco prima del caratteristico “Plot Campana”, passando dalla Malga Casentia (m.1843) e seguendo il sentiero Cai n. 85, in meno di tre ore siamo in vetta (m 2628). Sospinti pure da un vento freddo che ha ripulito il cielo, sicchè lo sguardo spazia largo: dal solco della Val Camonica alle Orobie, dalle Alpi svizzere all’imponente e vicina verticale dell’Adamello.

Scendendo da versante opposto, lungo il ripido sentiero n. 93, di fronte abbiamo il Piz Olda (m 2495): è nostra buona abitudine coniugarlo sempre al Pian della Regina. Raggiuntolo, scendiamo verso la Malga Corti per rifocillarci al caldo sole. Quindi, andando un po’ ad intuito nelle sottostanti abetaie, e imboccato un sentiero della Resistenza, raggiungiamo facilmente il punto di partenza. Dislivello positivo m 1350. Distanza percorsa: km 12. Durata escursione: ore 6,45

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Intorno all’Alpo senza raggiungere la “Sella di Caplone”

Abbiamo scelto le alture vicine al Lago d’Idro perchè meno interessate dalla persistente pioggia di questi giorni.

Da Bondone di Trento (ore 8.25), percorrendo il “Sentiero Antonioli, abbiamo raggiunto la località Alpo (ore 9,50) avendo come destinazione  la “Sella di Caplone”, per poi valutare il da farsi. Tuttavia, sbagliando strada, ci siamo lungamente inoltrati nella direzione opposta per la “Strada Spessa”, deviante verso Storo. Scoperto l’errore e ritornati all’Alpo (ore 11.20), dopo lo spuntino e la foto ricordo abbiamo preso la carrozzabile per ritornare a Bondone, essendo le creste del Caplone già interessate da piovaschi. Cosicchè poco oltre abbiamo trovato i cartelli giusti, indicanti… la nostra meta.

Dislivello positivo: m 800 circa. Distanza percorsa: km 15 circa. Durata escursione: ore 5.

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Monte Pizzocolo 1581 m, Cresta Est

Sempreverdi e Lega Montagna Uisp. Dopo una settimana siamo ritornati (in 15) nuovamente sul Pozzocolo; percorrendo la cresta Sud-Est: bella, panoramica e fatta di vivida roccia calcarea. A Toscolano del Garda abbiamo preso per Sanico, continuando a salire (in auto, direzione Sant’Urbano) la ripida mulattiera, fino al cartello Cai indicante le creste Sud ed Est (sentiero 27). Raggiunte le prime roccette (indossato, per precauzione casco e imbragatura), ci siamo affidati ai numerosi appigli di queste per progredire in sicurezza verso il Pizzocolo, superando agevolmente anche i tratti più esposti.
Per il ritorno abbiamo proseguito verso ovest fino ad incontrare il sentiero 11. Passando dalla Malga Valle, siamo cosi arrivati a riprendere la mulattiera di Sant’Urbano, che ci ha riportato all’auto.

Percorsi 8.6 km in 5 ore e 20 min con dislivello di 920 m.

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Monte Baldo Cima Costabella

Sebbene l’escursione fosse programmata in Val Camonica abbiamo cambiato meta per il maltempo da ovest, cercando a est dei lampi di sole, ma la grande montagna veronese era avvolta da fitta nebbia.

Questo, oltre al forte vento, ha limitato l’ascesa al solo Rifugio Chierego” (m 1911), privandoci del piacere di raggiungere cima di Costabella (m 2053).

Giunti a Prada Alta – presso il parcheggio della funivia – abbiamo tenuto come riferimento direzionale i piloni di questa struttura e in un paio d’ore siamo giunti a destinazione, superando velocemente un dislivello di circa 915 metri. Al ritorno sosta con spuntino presso il “Rifugio Turri” ben riparati dal vento.

L’escursione è durata 4 ore in allegria con la compagnia della Lega Montagna Uisp e alle 13 eravamo già di ritorno a Prada (frazione San Zeno di Montagna) avendo percorso 8 km.

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Piz Tri 2308 m

“Sempreverdi – dopo due anni torniamo sul Piz Tri da Loritto, frazione alta di Malonno (Bs). Ci è così familiare questa meta che, ormai, conosciamo ogni particolare: dallo slargo per poche auto oltre le case di Calzaferro fino alla ventosa vetta. Essendo pure una meta ambita e relativamente sicura, nel periodo invernale l’itinerario è sempre ben “marchiato” dagli scialpinisti & ciaspolatori.

Oggi però, vogliamo ricordare il caro amico Gianni che si aggiunse alla compagnia dei Sempreverdi proprio su questa montagna. Era gennaio 2005… ed eravamo in tre. Se dall’alto ora ci vede così numerosi e in amicizia, sicuramente sarà parecchio contento.”

Dislivello positivo: m 1210. Distanza percorsa: km 12,8. Durata escursione: ore 6.15

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