Da Calzaferro di Malonno (Alta Val Camonica – Bs) saliamo verso il PIZ TRI (m 2308) nel calpestio dei molti che ci hanno preceduto in questi giorni. La neve compatta agevola l’incedere con le ciaspole. Tanto che abbiamo tempo per il panorama e pure per goderci il bel sole primaverile che scalda le rocce sommitali (a forma di cresta), dove non alita vento. E’ tanto piacevole sostarvi che ci intratteniamo quasi un’ora, insieme a molti altri escursionisti: più che la vetta del PIZ TRI sembrava la piazza di un paese.
Dislivello positivo: m 1210. Distanza Percorsa: km 12.8. Durata escursione: ore 6.30
Giovedì 9 febbraio, causa forte nebbia’ dal Maniva abbiamo raggiunto solo il monte Dasdana (m 2191). Dislivello positivo m 570 circa. Distanza percorsa: km 9.800. Durata escursione: ore 3.10
Lunga e bella camminata nella variegata natura delle alture bergamasche, per la salita al Formico, anche se la visibilità non sempre buona ci ha defraudato di parte del bel panorama dalla cima, è una gita che che merita sempre di essere affrontata.
Siamo partiti dal Santuario della Madonna della Torre, sopra Sovere, prendendo inizialmente la ripida stradina oltre il parcheggio, poi a destra per la croce di Corna Lunga e da qui per le creste, che in alcuni tratti rivelano impressionanti strapiombi verso la valle che porta a Clusone, dopo poco, ci si inoltra in un tratto di bosco dipinto con gli intensi colori verdi del muschio, che termina nei prati di malga Monte Alto.
Da qui siamo scesi ai Campi d’Avena e lungo il 545 ai Morti della Montagnina, con la commovente cappelletta piena di fotografie ricordo, che inevitabilmente riportano il pensiero alla nostra reale gracilità su questa terra.
Dopo meno di un’ora eccoci alla crociona di vetta.
Nel ritorno, un piccolo gruppo è salito al rifugio Parafulmine, per poi ritrovarci tutti alla Malga Lunga, dove abbiamo visitato il museo della Resistenza, Vedendo le foto di quel terribile periodo e i ritratti di quei poveri, giovanissimi ragazzi, fucilati prima di vedere i 20 anni, e ai quali dobbiamo tutta la nostra libertà, non si trovano parole, che peraltro non servono, solo un grazie a chi tiene in vita queste istituzioni che ci aiutano a non dimenticare.
Dalla malga siamo ritornati al santuario, percorrendo 23 km con 1450 m di dislivello in poco meno di 8 ore.
Sorpresi dalla prima neve, abbiamo optato per una passeggiata sui monti di casa, e ne è nata una bellissima gita sulla Punta Almana, abbiamo trovato un tempo stupendo e attraversato ambienti così diversi fra loro da lasciarci stupiti, malgrado la conoscenza delle nostre cime.
Partiti da Inzino (388 m), abbiamo preso il ripido sentiero 314, che con un bel percorso boschivo, risale il fianco sinistro della valle e raggiunge Malga Casere a 933 m e Ronchi di Casere a 1017 m,
quindi la vetta lasciando la sterrata all’indicazione del giro delle malghe.
Proseguito lungo le creste a nord, siamo scesi alla Forcella di Sale dal sentiero attrezzato 3VA, poi a sinistra della santella, il sentiero 290 fino a Croce di Marone, una sosta spuntino nella soleggiata area picnic e la discesa dal sentiero 315 nella valle d’Inzino, che incontrando il 316 della Valle della Lana ci ha riportato alla partenza,
Quet’ultima parte del percorso, merita di essere raccomandata per la bellezza e la varietà ambientale e per la ricchissima vegetazione. A tratti si ha l’impressione di trovarsi in un luogo esotico, in un mondo perduto, massi muschiosi, il torrente Re che lambisce i nostri piedi e un attimo dopo lo si vede decine di metri sotto in orridi impressionanti di rocce scoscese, cascate multiple e laghetti limpidi, un mondo da favola.
Percorsi 16 km in 7 ore con circa 1200 m di dislivello.
A distanza di due anni, quando dovemmo interrompere poco prima della sommità per nebbia e ghiaccio, abbiamo trovato una splendida giornata, che ci ha permesso di bearci del panorama, quasi infinito, che offre questa bella montagna che divide la Valgrande dalla Val Cané.
Partiti dal parcheggio alla fine della strada asfaltata, località Plassacù (1310 m), sopra la frazione Tu di Vezza d’Oglio, siamo saliti per la mulattiera a sinistra, seguendo le indicazioni Cima Rovaia e Museo della Grande Guerra, prendendo dopo poco il sentiero a destra, con le stesse indicazioni.
Il percorso, sale ripido attraversando un grande bosco di larici, alla cui fine si apre un bel paesaggio erboso, dove a quota 2300 m siamo svoltati a destra per visitare il museo all’aperto, ricavato fra le trincee, ancora visibili e ben conservate, proseguendo il sentiero sale con ripidi zigzag a altre installazioni militari e presto inizia la zona pietrosa, dove seguendo i segnavia Cai e i grandi ometti in pietra si raggiunge alla sommità.
Ridiscesi per la stessa via, ma salendo sulla Cima Rovaia (2528 m), aggirata all’andata, poco sotto il museo, seguendo un sentiero, inizialmente in salita a sinistra abbiamo raggiunto Malga Tremonti e con un lungo percorso un po’ a vista con qualche tratto scosceso nel bosco, raggiunto il sentiero n° 3 siamo rientrati al parcheggio, passando da alcuni insediamenti di antica architettura spontanea veramente belli.
Percorsi 20 km in oltre 9 ore con 1750 m di dislivello totale.
Malgrado lo spostamento della giornata abituale per maltempo, durante la strada per il programmato Pizzo Arera, , nuvolone minacciose ci hanno consigliato un ripensamento, ma anche la seconda scelta sulla Corna Trentapassi è “naufragata” in un bell’acquazzone.
A questo punto il gruppo si è diviso, due optano per una gita ciclistica e quattro temerari partiti da Provaglio, passando per Madonnina, Fedrighì, Punta dell’orto e Cappuccio raggiungono con una lunga camminata Santa Maria del Giogo sopra Sulzano, dove l’accogliente trattoria serve birra e un magnifico piatto di tagliatelle al salmì di selvaggina .
Il percorso è stata anche l’occasione per ammirare dall’alto The Floating Piers di Christò, grande evento sul lago d’Iseo, di risonanza mondiale.
Ritorno a Provaglio, per Nistisino, Portole, Pollai, Balota del Coren e Madonnina.
Percorsi 27 km con 1200 m di dislivello, in 9 ore e 30′.
Robusta camminata sulle belle prealpi camune, iniziata sotto un variopinto e movimentato cielo, con sole e nubi che cambiavano alternativamente lo scenario della natura come in un teatro, ma terminata sotto una discreta pioggia, che comunque nulla ha tolto al piacere della gita e della compagnia.
Raggiunto l’insediamento di Montecampione 2 e lasciate le vetture, siamo risaliti lungo la pista alla Stanga di Bassinale (1897 m), seguendo il 3V via bassa, siamo passati da malga Rossello di sopra, malga di Rossellino e in prossimità del bivacco Bassi, abbiamo seguito a sinistra la traccia 80, che passando sotto il monte Fra, raggiunge la colma di San Glisente (2151 m) e il bellissimo Eremo di San Glisente (1956 m). L’eremo è appoggiato su una verde collina con una bellissima vista ed è interessantissima e commovente l’antica cripta del Santo, con le sue quattro esili colonne sormontate da rozzi capitelli, prfettamente proporzionati, luogo perfetto all’idea di serenità.
Lasciato l’eremo siamo scesi alla sottostante ca del Pastore, ma compreso che non era il percorso giusto siamo risaliti dai prati riguadagnando il sentiero 80 e ripassando dal Bassi siamo ritornati a Montecampione per la stessa via.
Percorsi 25 km in 7 ore e 45′ con dislivello totale in salita di 1235 m.
Abbiamo scelto le alture vicine al Lago d’Idro perchè meno interessate dalla persistente pioggia di questi giorni.
Da Bondone di Trento (ore 8.25), percorrendo il “Sentiero Antonioli, abbiamo raggiunto la località Alpo (ore 9,50) avendo come destinazione la “Sella di Caplone”, per poi valutare il da farsi. Tuttavia, sbagliando strada, ci siamo lungamente inoltrati nella direzione opposta per la “Strada Spessa”, deviante verso Storo. Scoperto l’errore e ritornati all’Alpo (ore 11.20), dopo lo spuntino e la foto ricordo abbiamo preso la carrozzabile per ritornare a Bondone, essendo le creste del Caplone già interessate da piovaschi. Cosicchè poco oltre abbiamo trovato i cartelli giusti, indicanti… la nostra meta.
Dislivello positivo: m 800 circa. Distanza percorsa: km 15 circa. Durata escursione: ore 5.
“Sempreverdi – dopo due anni torniamo sul Piz Tri da Loritto, frazione alta di Malonno (Bs). Ci è così familiare questa meta che, ormai, conosciamo ogni particolare: dallo slargo per poche auto oltre le case di Calzaferro fino alla ventosa vetta. Essendo pure una meta ambita e relativamente sicura, nel periodo invernale l’itinerario è sempre ben “marchiato” dagli scialpinisti & ciaspolatori.
Oggi però, vogliamo ricordare il caro amico Gianni che si aggiunse alla compagnia dei Sempreverdi proprio su questa montagna. Era gennaio 2005… ed eravamo in tre. Se dall’alto ora ci vede così numerosi e in amicizia, sicuramente sarà parecchio contento.”
Dislivello positivo: m 1210. Distanza percorsa: km 12,8. Durata escursione: ore 6.15
Sempreverdi: numerosi, dopo qualche anno, torniamo sul monte Ario da Ludizzo (m 779). Ed è proprio la scarsità di parcheggi (lungo la strada da Bovegno) che ci fa partire da questa frazione, avendo trovato lo slargo adatto fra le belle case. Percorriamo il sentiero 346 accompagnati da primaverili fioriture fino a quando, dopo oltre un’ora di salita, incontriamo la neve. Calzate le ciaspole superiamo Passo Croce. Ma per l’alto innevamento e per la mancanza di tracce prendiamo un sentiero che – con un lungo giro – ci “deposita” quasi ai piedi del Monte Pezzeda. Qualche discussione… tuttavia, il paesaggio è magnifico, come il pendio da risalire e come la discesa verso il Goletto Campo di Nasso (m 1630). Da lì, in meno di trenta minuti, raggiungiamo la croce del monte Ario (m 1755 – ore 3,40). Congratulazioni reciproche per la bella impresa, in particolar modo verso Gianni (il decano del gruppo), ritornato con noi dopo alcuni mesi. Dislivello positivo: m 1270. Distanza percorsa: km 14.4 circa.