Anticima del Monte Secco m. 2207 e Monte Vaccaro m.1957.
Luogo di Partenza Cerete di Ardesio pre sentiero n°264 si raggiunge la contrada Cacciamali, la Baita Superiore del Monte Secco e per l’evidente cresta si sale all’anticima del Monte Secco m. 2207. Si discende la cresta opposta a quella di salita e si raggiunge il Monte Vaccaro a m. 1957, la Baita Inferiore e Cerete.
DA COLERE A RIFUGIO ALBANI PER RIFUGIO CHALET DELL’ AQUILA
Giunti a Colere lasciamo le auto in località Carbonera (m.1050) e imbocchiamo la stretta stradina asfaltata, con indicazione Rifugio Albani, che passa tra le ultime casette dell’abitato e saliamo lungo la ripida mulattiera ghiacciata. Arrivati nei pressi della Cascina Frassinetto svoltiamo a sinistra e seguiamo un sentiero boschivo segnalato con molteplici targhette metalliche, dislocate lungo il percorso, di color giallo raffiguranti uno sciatore. Terminato il bosco saliamo zigzagando su un farinoso manto nevoso fino alle dismesse miniere di Fluorite. Proseguiamo e in breve siamo al Rifugio Albani (m.1939), poco oltre il quale possiamo ammirare, in quella che verosimilmente era un’entrata di uno scavo minerario, una moltitudine di stalattiti e stalagmiti di ghiaccio. Continuiamo in leggera ascesa fino ad incrociare la pista Presolana, che risaliamo e raggiungiamo il Rifugio Chalet dell’Aquila a m.2250. Discendiamo lungo la Pista Presolana fino alla bretella della pista Italia, che seguiamo per poi svoltare a sinistra sul vecchio tracciato che ci porta alla Cascina Frassinetto, e da lì per la mulattiera fino a Carbonera.
Giunti a Schilpario seguiamo la strada provinciale 294 del Passo del Vivione fino alla località Fondi, dove parcheggiamo le auto in quanto, nei mesi invernali e fino ad aprile, una sbarra e la cospicua presenza di neve ne impediscono il transito. Proseguiamo seguendo per tratti alterni la provinciale, e tracce di sentiero fino alla località Cimalbosco a m.1573, dove prendiamo a destra per la Conca dei Campelli. Risaliamo il sentiero attraverso il bosco al termine del quale si presenta, alla vista l’ampia conca, sulla destra il gruppo della Concarena, a sinistra il monte Gardena, il Campione e il Campioncino. Seguiamo l’indicazione del segnavia di sinistra per monte Gardena e raggiungiamo Malga Rena a m.1675. Superate alcune curvilinee, risaliamo il ripido pendio che porta ad una rustica croce lignea, e più in alto alla Sella di Glaiola a m 1920. Pieghiamo leggermente a destra per la ripida dorsale che ci conduce all’antecima a m.2077. Proseguiamo, ormai su moderata pendenza, lungo la cresta che in breve tempo ci permette di raggiungere la panoramica cima del Monte Gardena a m.2117. Facciamo rientro a Fondi per lo stesso itinerario percorso in precedenza.
Ascesa totale D+ m. 1000 Distanza percorsa Km 12,00
Giunti a Gorno, proseguiamo sulla stretta stradina asfaltata fino alla località Grina, un segnale stradale di divieto di accesso ne delimita il transito, dove lasciamo le auto nell’ apposito parcheggio, sito sulla sinistra della carreggiata. Proseguiamo lungo la stradina che lasciamo poco più avanti per seguire, sulla nostra destra, l’indicazione Cima Grem e Baita Golla. Saliamo tra cespugli di Rosa Canina e prati fino alla diramazione, a destra sentiero 260 per Monte Golla, a sinistra 263 per Cima Grem. Risaliamo la soprastante abetaia e in breve raggiungiamo la località Forcella Alta a m. 1440. Attraversiamo la piccola, prativa, conca che conduce alla ripida salita che porta al Bivacco Telini a m. 1647. Giunti al Bivacco traversiamo a mezza costa un pendio, che reca evidenti tracce di una recente slavina, fino ad una selletta posta alla base della salita che ci immette nell’ampio vallone, che porta al Bivacco Misti a m. 1790. Raggiunto il Bivacco proseguiamo in discreta ascesa fino all’ampia dorsale che seguiamo, ormai in leggera ascesa, fino a raggiungere la Cima Grem a m. 2049. Facciamo rientro ridiscendendo la dorsale, per poi puntare dritti alla Baita Alta di Grem a m. 1632. Raggiunta la Baita scendiamo, ora su traccia di sentiero, fino alla sottostante Miniera di Calamina, per poi raggiungere, con la comoda stradina, la località Grina.
Giunti a Carona parcheggiamo le auto negli appositi spazi blu, poco oltre l’abitato, previa esposizione di un “gratta e sosta” acquistabile in loco, presso esercizi pubblici, al costo di 2 euro. Proseguiamo sulla carrareccia contrassegnata come sentiero 210 e raggiungiamo la località Pagliari a m. 1314. Continuiamo a seguire la strada che lasciamo più avanti per seguire un tratto boschivo del sentiero 209, per poi immetterci sul 208 fino ad intercettare il sentiero 224 delle Orobie Occidentali che seguiamo fino al Rifugio Fratelli Longo a m.2026. Saliamo rapidamente per un ripido tracciato e raggiungiamo il Lago del Diavolo a m. 2142, dove voltiamo a sinistra su sentiero 253 che in modesta e costante ascesa porta al Passo di Cigola a m. 2486. Poco sotto il passo, in prossimità di un grande masso, voltiamo a destra e ci inerpichiamo per il canalone ricoperto da una discreta nevicata, fino a 30 cm, caduta nei giorni scorsi. Grazie alle basse temperature notturne, saliamo su manto nevoso solido e compatto e raggiungiamo la frastagliata cresta sommitale che porta alla cima del Monte Aga a m. 2720. Ritorniamo a valle per lo stesso itinerario, a ritroso, fatta eccezione per la veloce visita al vicino Passo Cigola.
Parcheggiate le auto in località Spinelli di Valzurio, proseguiamo per sentiero 311 fino al Passo Scagnello a m. 2080 dove voltiamo a sinistra, su CAI 401 che lasciamo alle pendici del monte Ferrante per inerpicarci sulla cima a m. 2427. Ritorniamo a Spinelli per lo stesso itinerario a ritroso.
Distanza: 26 km, dislivello 1500 m, tempo 7 ore e 10 min
Oggi la nostra camminata ha percorso per tutta la sua lunghezza l’idilliaca valle del Gleno, pendii erbosi solcati da ruscelli che sgorgano dalle pareti rocciose, l’ambiente intimo e selvaggio delle Orobie.
Lasciate le vetture a Vilminore di Scalve, si prende obbligatoriamente in questa stagione, la navetta per la frazione di Pianezza a 1260 m, che con i suoi 35 abitanti non può ospitare tutte le automobili dei turisti.
Da qui si seguono le indicazioni per i ruderi della diga del Gleno (sentiero 411), testimonianza della tragedia del 1923, che si raggiungono in meno di un’ora. Attraversato il ponticello, si costeggia il lago e si percorre tutto il ben segnato e visibile sentiero, che risale la valle, fino a incontrare un grosso omino di pietre con cartelli e indicazione 50′ per il passo Belviso. Qui la deviazione verso sx (lato dx orografico) porta al passo del Bondione e al pizzo Tre confini, noi proseguiamo verso il fondovalle e dopo poco, a un secondo bivio, si stacca il sentiero per il monte Gleno, preso poco prima dagli amici del gruppo A, mentre noi proseguiamo dritti e raggiungiamo la nostra meta in poco più di 3 ore e mezzo da Pianezza.
Qui ci attendeva una famiglia di stambecchi dalle lunghissime corna e la bella vista del lago di Belviso e la valle del Vò.
Dopo il picnic, abbiamo percorso un breve tratto del sentiero per il Rif Tagliaferri, fino a una gola che apre il panorama sulla valle, senza riuscire a vedere il rifugio e abbiamo iniziato la lunga discesa del ritorno per lo stesso cammino.
Alla diga ci siamo ricongiunti con il gruppo A, di ritorno dalla cima del Gleno e assieme siamo ridiscesi a Pianezza.
Percorsi circa 19 km con 1350 m di dislivello in 7 ore e mezzo.
Gruppo A
Il gruppo A ha seguito lo stesso percorso fino al bivio per il monte Gleno, che si incontra poco dopo il bivio per il passo del Bondione, seguendo poi il ripido sentiero a sx, che contrassegnato da bolli rossi e alcuni ometti, porta al goletto di Gleno e da qui ancora a sx per la cima, risalendo una traccia sul ripido pendio di detriti e roccette friabili.
Discesa per lo stesso itinerario.
Percorso circa 19 km con 1632 m di dislivello in 7 ore e mezzo
BIVACCO DON GIUGLIO CORINI PASSO DI VALZELLAZZO M.2016
Raggiunta la località Villa di Lozio, a m. 1050, lasciamo le auto nel parcheggio di via Golo dove, nelle immediate vicinanze, una segnaletica in legno, posta all’inizio di una mulattiera, indica la direzione per il Bivacco Don Giulio Corini. L’itinerario iniziale si estende attraverso un fitto bosco che percorriamo fino a raggiungere i verdi spazi aperti, dove seguiamo la traccia di sentiero che volta a destra e sale, con discreta pendenza, la lunga dorsale prativa fino ad intercettare il sentiero n°6. Svoltiamo a destra sullo stesso e proseguiamo in alternati saliscendi fino a raggiungere la Malga di Vai Piane a m. 1998. Continuiamo ora con più prudenza in quanto la morfologia dell’ambiente circostante cambia aspetto e difficoltà, presenta infatti alcuni passaggi su roccette con terriccio umido e tratti esposti, in parte attrezzati, fino alla sella che sovrasta il Passo di Valzellazzo. Discendiamo la sella e in breve tempo siamo al Bivacco a m. 2016. La struttura, dedicata a Don Giulio Corini, è sita al Passo del Valzellazzo nel gruppo del Cimon della Bagozza ed è stata posata in opera nell’agosto del 2017. Ritorniamo a Villa di Lozio per lo stesso itinerario ripercorso a ritroso.