Corno di Bles m 2755

VideoParcheggiato nella parte alta dell’abitato di Canè m.1500, dopo un breve tratto di strada asfaltata saliamo per sentiero N° 184, una mulattiera selciata, che ci porta in località Saline m. 1665.
Superiamo poi il Roccolo di Arnaldo a m. 1850 e risaliamo il “Canalì de la Tor” che ci conduce alla “Torre dei Pagà” a  m. 2235.
A causa del forte vento decidiamo di salire in vetta passando per il Bivacco Gerù, sentiero CAI N°199.
Superato il bivacco risaliamo il vallone, salendo dal versante nord fino al bivio, per prendere il CAI N°199A, sul ripido pendio, a volte esposto, che conduce alla vetta a m. 2755.
Dopo una breve sosta discendiamo la cresta sud-est che  presenta ripidi sfasciumi, poi nei pressi della “Tor dei Pagà” la discesa si fa più dolce.
Da qui proseguiamo sul sentiero CAI N°166 in direzione Cortabona che percorriamo fino all’incrocio con il CAI N°3.
L’itinerario è in leggera ascesa fino alla  località Saline e con il CAI N°184 torniamo a Canè.
Ascesa m.1500, Km 13,500, ore 06,00

Pizzo di Petto m 2259 e cima Barbarossa m 2146

Dal parcheggio dell’abitato di Teveno, nei pressi del campo sportivo, ci instradiamo su una larga mulattiera, contrassegnata con N° 407, che sale con discreta pendenza fino alla Malga Bassa di Barbarossa m.1704.
Aggirata la malga proseguiamo fino alla Malga Alta di Barbarossa m.1832,  per poi percorrere un ripido pendio fino al colle sulla destra della cima.
Raggiuntolo, saliamo lungo la cespugliosa cresta nord che ci conduce alla sommità del Barbarossa m.1832.
Dopo una breve sosta scendiamo, inizialmente lungo la cresta sud e fuori traccia per un vallone erboso, che ci immette sul sentiero N°401 Orobie Orientali.
Superiamo un tratto attrezzato e saliamo sulla cima del Pizzo di Petto m 2263.
Torniamo sul sentiero e lo abbandoniamo poco dopo per una divertente discesa, lungo un ripido ghiaione, che ci conduce direttamente al segnavia N°404, che seguiamo fino alla Malga Conchetta m.1792.
Da qui deviamo sul sentiero N°431, ultimo tratto boschivo  e poi per il 407 in direzione Teveno.
Durata escursione ore 06,20. Ascesa totale m.1350. Km 13,500

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Val Vertova – Bivacco Testa – Monte Segredont

Raggiungiamo il parcheggio della “Val Vertova” dove inizia il sentiero n. 527, essendo il transito veicolare libero (ottobre-marzo) venendo dalla stretta via dal paese di Vertova (Bg).

Ci inoltriamo (ore 7:20) nella forra dell’omonimo torrente, dalle acque limpide.  Seguendo questo itinerario Cai e dopo tre ore di cammino, nei colori dell’autunno, arriviamo al “Bivacco Testa” (m 1490),  sicuramente il più accogliente di quelli disposti nel comprensorio del “Monte Alben”, tanto che otteniamo anche un buon caffe da un “curatore” di questo bene.

Ripartiamo (ore 11: 10) verso il “Segredònt” (m 1555) per il sentiero n° 530 e dopo mezz’ora siamo alla croce di questo monte dalla forma a “panettone”.

Sempre per lo stesso sentiero,  poi brevemente per il 529,  infine la decisiva deviazione n° 529a per tornare a valle, ci riporta sul sentiero n° 527, un po’ prima del parcheggio (ore 13:40).

Dislivello positivo: m 1100. Distanza percorsa: km 17. Durata escursione: ore 6:20

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Grigna Settentrionale m 2409

Poco dopo Balisio (Lecco), lungo la provinciale n. 62 Valsassina e superato un distributore Tamoil, si svolta (non facilmente) a sinistra per “Via Grassi Lunghi”. E’ una stretta e lunga sterrata che termina presso una chiesetta del Sacro Cuore, dove è facile parcheggiare. Lì parte il sentiero 31/32, per il rifugio Antonietta al Pialeral.

Proseguendo per la ripida via invernale n. 31, si incontra il bivacco Riva-Girani (m 1830). Si raggiunge la cresta di nord-est rampicando il cosiddetto “Muro del pianto” e si prosegue per la croce di vetta (m 2409) poco distante dal rifugio Brioschi.

Per il ritorno abbiamo percorso la via estiva n. 33 che si ricongiunge alla 31 poco sopra il Pialeral. Percorsi 14 km in 7 ore con dislivello di 1600 m.

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Monte Baldo Punta Telegrafo m 2218

Cime Alta Via Del Baldo.
Dall’abitato di Malcesine, con la funivia panoramica Malcesine Monte Baldo, raggiungiamo la stazione a monte posta a m. 1760 s.l.m.
Da qui ci incamminiamo verso sud, per sentiero 651, in leggera discesa per poi affrontare la prima salita che ci conduce a Cima delle Pozzette m. 2132.
Questo tratto di via è molto panoramico con ampie vedute sia sul lago di Garda che sui versanti montuosi circostanti.
Purtroppo noi possiamo solo ammirare una fitta coltre nebbiosa che ricopre tutto il paesaggio sottostante.
Da Cima delle Pozzette proseguiamo verso cima Longino e finalmente la nebbia inizia a diradarsi lasciando intravedere qualche scorcio di lago.
Qui il sentiero prosegue sul versante est fino alla Forcella di Valdritta m. 2107.
Dalla forcella saliamo rapidamente alla Cima Valdritta m.2218 , vetta più alta del Monte Baldo.
Torniamo alla forcella e proseguiamo su comodo sentiero fino al bivio per Punta Telegrafo.
Giriamo a destra e saliamo dritti sulla cima posta a m 2200.
Scendiamo passando per il Rifugio Gaetano Barana, ubicato poco sotto la vetta, e imbocchiamo  il sentiero 654, una lunga discesa che ci conduce all’abitato di Sommavilla e di Cassone, per poi costeggiare un tratto di lago fino a Malcesine.
Durata Escursione ore 08,35
Distanza Km 25,700, Ascesa 804 metri, Discesa 2457 metri

Monte Cadria m 2254

A Pieve di Bono (Valle del Chiese – Trento) seguiamo l’indicazione per “Forte Carriola” e poco oltre lasciamo l’auto in località “Disperata” (m 1148 – ore 9:00). Percorrendo una vecchia strada militare austriaca (ora asfaltata) raggiungiamo “Malga Ringia” (m 1398 – ore 9:30) e per sentiero (dalla costante pendenza, tranne una breve deviazione per frana), superiamo la “Pozza del Cadria” e la non molto distante “Malga Cadria” (m 1914 – ore 11:00). Il territorio circostante mostra ancora i segni lasciati dalla “Grande Guerra” del 1915/1918: trincee e ricoveri e pure un (ex) cimitero militare. Il “Monte Cadria” (m 2254) fu un importante ganglio difensivo del fronte austroungarico. La salita non è molto impegnativa, anche se dei tratti sono ora attrezzati con delle corde metalliche. Così alle 11:00 esatte siamo in vetta, dove dal versante del “Lago di Ledro” sale la nebbia, mentre una buona visibilità a occidente lascia intravedere il “Carè Alto” e il “Re di Castello”. Per la discesa prendiamo il sentiero n. 423, che in cresta percorre i ricoveri e i solchi delle trincee, terminando per noi presso la “Malga Cadria”. E per lo stesso itinerario dell’andata concludiamo l’escursione alla “Disperata” alle ore 15:15.
Dislivello positivo: m 1067. Distanza percorsa: km 17 circa. Durata escursione: ore 6:15

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Monte Vioz 3645 m

Lasciate le auto al parcheggio adiacente le funivie di Pejo
raggiungiamo il Doss dei Cembri a quota 2315 metri, punto di
partenza prestabilito per l’escursione odierna, con l’ausilio della
telecabina e di una seggiovia. Da qui risaliamo brevemente un
tratto di strada sterrata per poi deviare a destra su sentiero CAI n°
139. Lo percorriamo fino al bivio con indicazione sentiero dei
Tedeschi, che noi ignoriamo, e ci innestiamo a destra sul CAI
n°105. Arriviamo sul crinale e alla nostra destra, poco sopra di noi,
notiamo la piccola cima del Vioz m. 2504. Aggiriamo il Dente del
Vioz a quota m° 2905. Qui il sentiero mostra i primi segni di una
nevicata avvenuta giorni addietro. Giungiamo al risalto roccioso del
Brich. Il sentiero, ormai sempre più innevato, sale zigzagante a
ridosso della dorsale che scende dalla sommità del monte Vioz. La
traccia è ben visibile e la neve compatta ci permette, nonostante la
nebbia che ci accompagna fino al ritorno, di salire con un discreto
passo. Aggiriamo il rifugio Città di Mantova al Vioz e risaliamo la
dorsale completamente innevata per la traccia che punta diritta alla
grande croce posta poco sotta la vetta. Per rendere più agevole la
discesa ci avvaliamo dell’uso dei ramponi o di ramponcini .
Tempo di risalita in vetta ore 03,34
Dislivello ascesa totale m. 1306
Durata complessiva escursione ore 07,00
Chilometri percorsi 13,00

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Cima Monticello m 3152

Partiamo alle 8.00 dala località di CORTEBONA (m 1766), raggiunta per sterrata andando oltre l’abitato di Canè (Val Camonica – Brescia) e ci inoltriamo nella bella valle di pascoli e larici. Dopo un’ora sostiamo per qualche minuto presso il “Bivacco Valzeroten” (m 2206), riprendendo la facile ascesa sul sentiero Cai n 165 per i “Laghetti di Pietra Rossa” (m 2585) e il “Passo di Canè (m 2674) ore 10.30. Qui inizia la parte più impegnativa dell’escursione. Prendendo a destra verso la “Cima di Pietra Rossa”, in una solitudine di rocce con alcuni tratti molto ripidi, a un certo punto ci troviamo a cercare la “Cima MONTICELLO” (m 3152). Personalmente venni qui nell’ottobre del 2006, allora esiteva la “Vedretta del Monticello”, un piccolo ghiacciaio ora estinto. Adesso il tormentato pianoro sommitale è un esteso sfasciume di rocce, con piccolissimi resti ghiacciati. Così è difficile individuare la nostra meta, che (a un certo punto) dichiariamo: “MONTICELLO” quella che appare essere il dosso più alto (ore 12.10). Sostiamo più di mezz’ora sopra questo gran belvedere, indicandoci vicendevolmente: il Bernina, la punta San Matteo… e le vette che fanno compagnia all’Adamello. Per tornare a valle (ore 12.50) ci guidano (a sinistra) i segni bianco/rossi che discendono in un lungo, unico vallone, la cui prima parte è ripida e il terreno friabile con molti sassi istabili. In questo modo ritroviamo il sentiero n. 165 poco prima del “Bivacco Valzeroten” (ore 14.40). Dopo una sosta ristoratrice, riprendiamo il cammino finale, nell’amena “Valle di Canè”, verso il parcheggio di “CORTEBONA” (ore 15.50). Dislivello positivo: m 1500. Distanza percorsa: km 17 circa. Durata escursione: ore 7.50

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Ferrate Guglielmo

 

Lasciamo l’auto nei pressi del bivio per il sentiero N°230, meglio conosciuto come sentiero dell’Uccellatore, che in 10 minuti porta all’attacco della via ferrata Corna delle Capre.
Fin da subito notiamo la verticalità della via che presenta una prima parte difficile, data l’esposizione e un paio di passaggi anche strapiombanti, comunque ben attrezzata.
Moderatamente difficile la seconda sezione, dove troviamo anche buoni appigli di roccia.
Raggiungiamo la sommità erbosa (m.1360) e ridiscendiamo, dapprima su breve tratto attrezzato, poi lungo il sentiero boschivo fino a riprendere quello dell’Uccellatore.
Lo percorriamo fino all’incrocio con N°227, per poi riprendere il vecchio sentiero che ci porta alla base del Corno del Bene.
La via ferrata è ben attrezzata e presenta meno difficoltà della precedente.
Una volta raggiunta la sommità (m.1685) ridiscendiamo la traccia che porta alla Malga Palmarusso di Sotto (m.1596), dove sostiamo per goderci il meritato pranzo.
Da qui scendiamo per il sentiero N°227 fino all’incrocio con quello N°230 che ci porta direttamente all’auto.
Distanza percorsa Km11,50
Dislivello totale m. 950
Durata complessiva Arrampicata-Escursione ore 7