Raggiunta COLERE (Val di Scalve – Bergamo), prendiamo per “Via Carbonera”, seguendo poi la strada forestale che, alternando sentieri e piste da sci, porta al primo tronco della seggiovia (Malga Polzone). Proseguiamo superando un tratto con delle reti di protezione fino ad incontrare, a destra, il sentiero n. 404, segnalato a terra e con un cartello (rotto). Davanti a noi abbiamo il tratto più bello dell’escursione: la “Val Conchetta”, affacciandosi in lontananza anche l’inconfondibile sagoma del “Pizzo di Petto”. Continuando sul 404, raggiungiamo il “Passo di Fontanamora”, e tenendo la destra raggiungiamo presto la cima del “VIGNA VAGA” (m 2332), annunciata da una piccola croce. La nebbia, che copre la “Pianura Padana” e le valli intorno, già ha preso a salire la montagna, oscurando il “Ferrante” e la “Presolana” ed ogni altra visuale. Il ritorno: per lo stesso itinerario.
Dislivello positivo: m 1400. Distanza percorsa: km 14. Durata escursione: ore 5.40
Lasciamo l’auto a Cimbergo, nello slargo dove si diramano le due mulattiere che portano alla località “Volano”: una detta “tagliafuoco” e poi quella più diretta, ma attualmente interrotta per la posa di una condotta idrica. Così, dopo un’ora di cammino superiamo detta località e prendiamo gli ex sentieri e mulattiere della “Grande Guerra” che, con un lento tracciato s’innalzano verso le magnifiche vette della “Conca del Volano”. Cent’anni fa esse furono armate come “fronte di riserva”: quello operativo iniziava oltre la “Valle di Dois”; dove ci affacceremo raggiungendo la meta della nostra escursione: il “Passo di Mezzamalga” (m 2332). Sul sentiero già ci attende il nostro amico Emilio, che ha la baita qui, ed ha voluto condividere con noi il suo tempo e la sua… ospitalità. Così alle 11.15 tutta la comitiva è al “Passo di Mezzamalga,” illuminato dalla calda luce di un sole autunnale che enfatizza la maestà di queste montagne, soprattutto il vicino “Pizzo Badile Camuno”.
Dislivello positivo: m 1400. Distanza percorsa: km 17.5
Questo splendido mese di ottobre, ci ha regalato un’altra meravigliosa giornata per una bellissima camminata nella natura e nella storia, fra trincee e reperti della grande guerra.
Già dopo i primi passi, si presentano pendii costellati dalle buche dei bombardamenti di cento anni fa, ancora ben visibili, e lungo il percorso frammenti di granate, di bombe da cannone e caricatori di 9138.
Partiti alle 8.00 dall’Ospizio san Bartolomeo sopra il Passo del Tonale, abbiamo percorso un breve tratto della strada per malga Valbiolo, svoltando poi a destra sul sentiero degli Austriaci n° 161, alle 10,00 abbiamo raggiunto la cima del monte Tonale Orientale.
Qui ci sono 2 croci, una vecchissima in legno e filo spinato, che ha incredibilmente resistito alla violenza del tempo e una più recente in ferro, posta a ricordo dei loro caduti dagli Standscützen tirolesi, che ci ricorda che le guerre fanno male a entrambe le parti.
Da qui, seguendo le stupende creste in un panorama meraviglioso, abbiamo percorso il sentiero attrezzato, che con alcuni tratti piuttosto esposti, ci ha postato alla vetta del Torrione alle ore 12,10.
Al ritorno, percorso un tratto di pietraia sul lato nord, aiutati da una lieve traccia, ci siamo agganciati al sentiero 161, passando dalla Città morta e scollinando sotto il Tonale Orientale, abbiamo ripreso il sentiero degli Austriaci fino alle vetture alle ore 15,50.
Il percorso è ben segnalato.
Percorsi 15 km con 1350 m di dislivello in poco meno di 8 ore.
Dal parcheggio accanto al lago a Carona per sentiero n 211 si sale nel bosco e si raggiunge un bivio si va a sx per Lago di Becco, lago Colombo itinerario n 250. Arrivati alla diga del lago Colombo si sale a sx per sentiero fino all’attacco della ferrata che porta in vetta ore 4.10. Discesa in direzione del passo d’Aviasco mt 2310, raggiunto il sentiero n 214 ritorno alla diga del Lago Colombo e da qui al Rif. Laghi Gemelli mt 1961. Si prosegue in discesa per Carona itinerario n 213,poi n 211 ore 8.30.
Percorsi 21 km con dislivello di 1500 m in ore 8.40
Mercoledì 4 ottobre 2017 – Oggi è un gran bel giorno d’autunno: aria frizzante e cielo limpido per noi che partiamo (ore 8.00) verso il Monte TORSOLETO dal piccolo parcheggio di LOVENO (Val Camonica – Brescia). Sarà un costante salire per il sentiero n° 160, tracciato come strada militare. Solo qualche “distrazione” per il profumo di funghi nelle abetaie. Poi, emersi sugli assolati e spogli pendii, continuiamo oltre il Rifugio (ore 11.00) fino al Passo TORSOLETO, per deviare verso la vicina cima (m 2708 – ore 11.50). Non serve dire che il panorama è grandioso, ma tirando un vento freddo ci affrettiamo a rimettere in sesto la piccola “croce di legno” sommitale, (anche) perchè figuri nella nostra foto ricordo. Quindi, ritorniamo quasi subito al Passo per raggiungere il bel BIVACCO DAVIDE (m 2645), dove sostiamo presi dall’euforia della montagna che ogni volta ci affratella. Scendendo, ci fermiamo presso il Rifugio TORSOLETO, poi deviamo nella “VAL di SCALA” per ammirare gli splendidi laghetti. E da lì riprendiamo il sentiero n° 160A – 160 per LOVENO, dove giungiamo alle ore 15.30
Dislivello positivo: m 1408. Distanza percorsa: 20 km. Durata escursione: ore 7.30
Il gentile invito dell’amico Renato Valsecchi, ci ha portato a questa bella e riposante gita sulle pendici del Moregallo.
Partiti da Piazza Rosé in Valmadrera, seguendo il sentiero n° 5, abbiamo fatto un largo giro che ci ha portato sullo splendido belvedere alla Chiesetta di Sant Isidoro, addossata al grande masso erratico di Preguda. Da qui, proseguendo la traccia n° 5 siamo arrivati al rifugio San Tomaso, percorrendo questo tratto di sentiero molto panoramico e variegato fra boschi e facili roccette.
In attesa dell’ora di pranzo una breve escursione all’interessante sito dove nel secolo scorso è stato tagliato un grande masso erratico di serpentino per ricavarne pietre da costruzione.
Ale 12,30 è iniziata la parte migliore, brindisi con Franciacorta e Turgau, risotto e coniglio con polenta, preparati dall’impareggiabile Dionigi, grande allegria e ritorno alle veture.
Oggi, in piccola formazione, siamo usciti dai nostri confini abituali, per la scoperta degli Appennini e la scoperta si è rivelata una vera sorpresa.
Benedetti da una giornata di cielo blu intenso, aria tersa e temperatura mite, ci siamo trovati ad ammirare panorami collinari dolcissimi, lo sguardo spaziava fino alle Alpi innevate, lungo un percorso, che in breve spazio ci ha portato ad attraversare il Trebbia su una lunga passerella pedonale, camminare fra dolci vigneti collinari, attraversare un ombroso bosco e a salire un austero ambiente alpino che siamo abituati a frequentare a ben altre quote.
Partiti da Perino Pc abbiamo attraversato la località Donceto prendendo a un bivio con indicazione sentiero 167 la stradina sterrata a sinistra, discretamente ripida che diventa poi un sentiero ben segnalato, poco dopo le prime roccette un primo balcone panoramico sulla valle. Verso la fine del bosco, ci si imbatte in una nuova segnalazione Cai che indica la via di salita più facile a sinistra e quella da noi scelta, per esperti, a destra, dove dopo pochi passi si apre un prato in salita e la Pietra in tutta la sua maestà.
Il percorso da questo punto è tutto su roccette, ma non presenta punti difficili (1° grado) e in alcuni tratti c’è un cavetto di corrimano, in compenso offre una serie di splendide cartoline, senza contare la compagnia di una simpatica e stranamente domestica capretta, che abbiamo scoperto poi piuttosto interessata alle nostre merendine.
Sul ventoso pulpito roccioso in vetta si trova una croce metallica e vi si domina tutta la val Trebbia. Scesi dalla via facile si arriva all’oratorio della Madonna di Caravaggio, da dove girando a destra troviamo le indicazioni per Pietra Perduca, prendendo un interessante sentiero boschivo, che sfocia in un’ampia sterrata in discesa dove improvvisamente appare questa scura roccia tondeggiante, completamente diversa dalla precedente, con incastonata la chiesetta di Sant’Anna del X secolo.
Questo luogo emana veramente un fascino misterioso a prima vista, ma è salendoci che se ne rimane avviluppati. Chissà chi e quando ha scavato nella roccia le vasche dei Santi e da dove viene l’acqua nella quale vivono i tritoni, che non si esaurisce mai in questo ambiente arido? A onor del vero noi i tritoni non siamo riusciti a vederli, ma un poster sull’edicola alla base ne assicura l’esistenza.
Da qui, abbiamo concluso il giro ad anello, attraversando la franzioncina di Montà, tornando a Perino su una stradina dove ci si potrebbe aspettare di veder uscire da una curva una distinta coppia di due secoli fa su un biroccio.
Percorsi 11,5 km in 5 ore con circa 650 m di dislivello.
Partiamo da ORNICA (Val Brembana) per raggiungere il Rifugio BENIGNI e la Cima Occidentale dei PIAZZOTTI. Il cielo è piacevolmente sereno e fresco iniziando la nostra ascesa dal piccolo park di via Rasega. L’itinerario (CAI n. 107) è ben segnalato e in Val Salmurano si congiunge con quello proveniente da Cusio (CAI n. 108), dove avevamo iniziato l’escursione nella primavera di due anni fa. Quella volta salimmo al Rifugio per l’itinerario invernale, essendo ancora innevato il lungo canalone estivo che ora superiamo senza difficoltà. Raggiunto il Benigni (chiuso) m 2222 , ci dirigiamo verso la Cima Piazzotti (m 2349) camminando su un facile sentiero, con bella vista su numerosi laghetti. Per il ritorno, percorse a ritroso poche decine di metri, scendiamo ripidamente a destra (EE) verso il segnavia CAI n. 101 (delle Orobie Occidentali) con una variante (EE) per Ornica che immette sul n. 107.
Dislivello positivo: m 1370. Distanza percorsa: km 17.5 (circa). Durata escursione: ore 7
A Novate Mezzola (Sondrio), lasciata l’automobile presso il park di Via del Castello (indicativamente e con approssimazione: lat 46.22129 long 9.46037), alle 9.00 mettiamo piede sul sentiero lastricato a mo’ di “scala santa”, unica via per raggiungere i piccoli paesi dell Val Codera. Solo Beppe (anni fa) l’aveva percorso, mentre il resto della comitiva è impaziente di scoprire questa singolare valle. La meta è il Rifugio “Luigi Brasca”, posto a 1300 metri. La direzione è scontata non essendoci altra via, stretti fra alte cime e il rumoroso corso del Torrente Codera. Tutta la valle è ricca d’acque: cascate e fontane. Solo dopo la località principale: Codera, la valle s’allarga ospitando altri piccoli agglomerat,i tra cui Saline, Spiazzo e Bresciadega, il meglio situato. Raggiungiamo il Rifugio del Cai alle 12.20. Dopo un’ora ritorniamo a valle… naturalmente per lo stesso itinerario.
Dislivello positivo: m 1100 (circa). Distanza percorsa: km 24. Durata escursione: ore 7.15
Dal parcheggio Funivia per il Grostè si segue la strada accanto al Campo Golf che porta alla Malga Mondifra mt 1632, poco dopo a dx inizia il sentiero n 334 che sale al Passo Tre Sassi mt 2613. Qui inizia il Sentiero n 336 C. Costanzi, attraversato un ghiaione si raggiungono le prime roccette da superare, facili ma esposte, un tratto di ferrata e si raggiunge il Passo di Val Gelada mt 2686. Risalita per ripido ghiaione altri tratti di sentiero e roccette esposti e si raggiunge l’inizio della ferrata ( scala). La ferrata si interrompe in alcuni tratti su cenge facili ma esposte. Si raggiunge la cresta finale non attrezzata e da qui in vetta ore 4.25.
Discesa stesso itinerario fino al Passo Tre Sassi poi per la continuazione del sentiero n 336 al Rifugio Graffer mt 2261. Discesa a Campo Carlo Magno lungo le piste da sci ore 9.15.