Monte Pizzocolo 1581 m & compleanno di Gianni

Anche quest’anno abbiamo festeggiato gli splendidi 77 anni di Gianni, vera forza della natura in montagna, nella bella baita dell’amico Osvaldo sul monte Pizzocolo, ospite generosissimo, che ringraziamo con tutto il cuore, per la bellissima giornata, assieme a tutti gli amici che si sono prodigati.

Partiti alle otto dalla loc. Colomber all’inizio della val di Sur (380 m), abbiamo risalito il torrente Barbarano, lungo la strada per un lungo tratto quasi pianeggiante (sent. 1), che poi con ripida salita raggiunge il passo Spino a quota 1160 m, da qui percorrendo la strada a destra (sent. 5), si arriva al Dosso delle Prade a 1517 m, dal quale in mezz’ora si raggiunge la panoramica cima del Pizzocolo a 1582 m.
Scendendo, al Dosso delle Prade, girando a sinistra lungo il sent. 6, raggiunta la baita di Osvaldo, abbiamo dato inizio ai festeggiamenti, con un memorabile pranzo, che nella miglior tradizione bresciana, ha visto in tavola scardole con polenta arrostita, torte salate, pappardelle al salmì di folaga, costine e salamine ai ferri, polenta taragna, concludendo con le buonissime torte delle nostre donne, vino e grappa ad maiora.
Sosta extra a parte, percorsi 18.9 km con dislivello di 1200 m, impiegando 3 ore per la salita e un tempo totale di ore 6:30.

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Monte Baldo Cima Costabella

Sebbene l’escursione fosse programmata in Val Camonica abbiamo cambiato meta per il maltempo da ovest, cercando a est dei lampi di sole, ma la grande montagna veronese era avvolta da fitta nebbia.

Questo, oltre al forte vento, ha limitato l’ascesa al solo Rifugio Chierego” (m 1911), privandoci del piacere di raggiungere cima di Costabella (m 2053).

Giunti a Prada Alta – presso il parcheggio della funivia – abbiamo tenuto come riferimento direzionale i piloni di questa struttura e in un paio d’ore siamo giunti a destinazione, superando velocemente un dislivello di circa 915 metri. Al ritorno sosta con spuntino presso il “Rifugio Turri” ben riparati dal vento.

L’escursione è durata 4 ore in allegria con la compagnia della Lega Montagna Uisp e alle 13 eravamo già di ritorno a Prada (frazione San Zeno di Montagna) avendo percorso 8 km.

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Piz Tri 2308 m

“Sempreverdi – dopo due anni torniamo sul Piz Tri da Loritto, frazione alta di Malonno (Bs). Ci è così familiare questa meta che, ormai, conosciamo ogni particolare: dallo slargo per poche auto oltre le case di Calzaferro fino alla ventosa vetta. Essendo pure una meta ambita e relativamente sicura, nel periodo invernale l’itinerario è sempre ben “marchiato” dagli scialpinisti & ciaspolatori.

Oggi però, vogliamo ricordare il caro amico Gianni che si aggiunse alla compagnia dei Sempreverdi proprio su questa montagna. Era gennaio 2005… ed eravamo in tre. Se dall’alto ora ci vede così numerosi e in amicizia, sicuramente sarà parecchio contento.”

Dislivello positivo: m 1210. Distanza percorsa: km 12,8. Durata escursione: ore 6.15

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Monte Bronzone m 1334, da Vigolo

Molto azzeccata la decisione di una gita casalinga a bassa quota questa settimana, la iniziale foschia è presto svanita regalandoci i soliti bellissimi panorami sul nostro lago, Trentapassi, Guglielmo innevato e i bei prati della valle di Vigolo.

Dal comodissimo parcheggio sotto il municipio, di Vigolo, ci siamo diretti verso il Santuario della Madonna del Dosso (o di Loreto) prendendo all’uscita del paese, a sx il sentiero 701, che sale sul lato destro della valle, passando dai colli Soresano, Cremona, del Rù, punta del Bett, Cargadurå, Martinazzo e colle Dedine, dal quale si raggiunge la malga Gombo alto e la cima del Bronzone che la sovrasta.

Il percorso, che abbiamo trovato un po’ fangoso con una leggera velata di neve, dopo il primo tratto di buona salita si sviluppa con piacevoli su e giù che svelano scorci molto gradevoli.

In vetta, per mano della nostra musicale Antonietta, non ci siamo, naturalmente, fatti mancare il concerto del campanone.

Ritornati a Gombo alto, spuntino e rientro percorrendo la carreggiabile fino alla strada asfaltata che da Bianica passa per Bratta, ma alla prima cascina della frazione, siamo scesi a dx per una antica strada, nella Valle delle Tombe e passando sul bel ponte in pietra, probabilmente medievale, siamo risaliti a Vigolo.

Percorso 19,4 km in 6 ore e 20 min con un dislivello totale di 1025 m.

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Monte Giuggia m 1966

Finalmente una gita con neve stupenda, compatta e di oltre un metro, giornata fredda e nuvolosa ma con sprazzi di azzurro e aria tersa, poco vento.

Siamo partiti da Roncone (Tn), perchè in località Lodino la troppa neve ci ha impedito di parcheggiare.

Risalendo i prati e la strada per il rifugio La rocca, si raggiunge la Malga Giuggia a 1661 m, da qui seguendo le tracce alle sue spalle, si raggiunge la vetta attraversando l’ultima parte della pineta stupendamente innevata, che offre spettacoli da cartolina.

In vetta magnifico panorama sulla valle del Chiese, sui monti Cengledino e Benna.

Percorsi 17 km con 1050 m di dislivello in 6 ore e ½

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Monte Ario m 1755

Sempreverdi: numerosi, dopo qualche anno, torniamo sul monte Ario da Ludizzo (m 779). Ed è proprio la scarsità di parcheggi (lungo la strada da Bovegno) che ci fa partire da questa frazione, avendo trovato lo slargo adatto fra le belle case. Percorriamo il sentiero 346 accompagnati da primaverili fioriture fino a quando, dopo oltre un’ora di salita, incontriamo la neve. Calzate le ciaspole superiamo Passo Croce. Ma per l’alto innevamento e per la mancanza di tracce prendiamo un sentiero che – con un lungo giro – ci “deposita” quasi ai piedi del Monte Pezzeda. Qualche discussione… tuttavia, il paesaggio è magnifico, come il pendio da risalire e come la discesa verso il Goletto Campo di Nasso (m 1630). Da lì, in meno di trenta minuti, raggiungiamo la croce del monte Ario (m 1755 – ore 3,40). Congratulazioni reciproche per la bella impresa, in particolar modo verso Gianni (il decano del gruppo), ritornato con noi dopo alcuni mesi. Dislivello positivo: m 1270. Distanza percorsa: km 14.4 circa.

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MONTE CENGLEDINO mt 2137

Dopo aver abbandonato il fondo valle del Chiese a Breguzzo per salire alla fraz. Limes e alla Località Le Sole, cominciamo a camminare alle 8,30 percorrendo la carrabile asfaltata. Giunti al parcheggio di Le Sole, abbiamo lasciato le auto 1,5 km prima rispettando ( a quanto pare noi i soli) un divieto di accesso, imbocchiamo la bella strada forestale per le malghe Lodranega e Cengalino. Oggi siamo in sedici, ci è regalata un’altra splendida giornata di sole. La strada forestale è dall’inizio con neve ben assestata e manutenuta ( è parcheggiato un “gatto” del comune), sale con dolci pendenze ed ampi tornanti fin alla malga Lodranega. Da qui la salita si fa più ripida prima per stradina nel bosco poi per ripidi prati. Dai ruderi della Malga Camp Antic il gruppo si sgrana per tracce diverse risalendo l’ampia dorsale verso la cima le cui antenne radio sono a tratti visibili ad indicare la nostra meta che raggiungiamo alle ore 11. La neve e consistente circa metà del gruppo non ha impiegato le ciaspole ed in discesa indossa ramponcini. La discesa per lo stesso itinerario fino alla Lodranega dove il grosso del gruppo devia con lungo traverso fino alla Malga Cengalino per poi discendere a Le Sole e alle auto alle ore 15.10. Dislivello 950 m sviluppo 20 Km.

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MONTE GUGLIELMO M 1948

Le previsioni meteo della settimana annunciavano una finestra di bel tempo per stamattina. Alle 8,40 fatichiamo a trovare un posto dove parcheggiare a Pezzoro. Le recenti nevicate , il rischio marcato di slavine sulle Alpi hanno sospinto gli scialpinisti bresciani sul “Discesù”. Siamo partiti tardi; dalla malga Pontogna incontriamo sciatori in discesa, più in alto i pendii sono già decorati da numerose serpentine di discesa, la neve è splendida. Giungiamo in vetta alle 11,20, intorno al “Redentore” pare in corso un vero e proprio affollato raduno. Riconosciamo alcuni nomi illustri dell’alpinismo e di altri sport montani, ma soprattutto incontriamo con piacere molti compagni di passate avventure con cui scambiare programmi e fissare nuovi appuntamenti. Il cielo è di un blù intenso, il notissimo panorama gli Appennini, la corona di cime delle Alpi, i tre laghi è nitidissimo e ci appare vicinissimo, solo la pianura Padana è un poco ovattata. Una novità: qui sotto, la superficie plumbea del Sebino è macchiata da un grande quadrato bianco, le piattaforme in preparazione per il ponte di Christo.

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Il monte Stivo m 2054 (non raggiunto)

Lo Stivo (visto poi a distanza e dal monte Creino), ci confortò il cuore, avendo noi rinunciato a salirlo. Magnificamente illuminato dal sole di mezzogiorno, era come se anche lui dicesse: “Sono troppo carico di neve instabile, oggi no! domani o un’altra volta percorrerete il pendio che avete lasciato a metà”. Così è stato. Giunti a Santa Barbara nel comune di Ronzo Chienis (Trento), gia’ parcheggiammo con difficoltà. La notte aveva depositato un alto strato di neve, tanto che il maltempo ancora indugiava sulle cime delle montagne. Tuttavia, il paesaggio era bellissimo, e le ciaspole al passo “cantavano”, e l’intatto biancore gravava pure sui noccioleti del sentiero, curvandoli. Così, dopo oltre un’ora, prendemmo per il ripido pendio dello Stivo. La traccia era un solco profondo e, passo dopo passo, la neve… un suono preoccupante. Che per i più esperti di noi garantiva… instabilità. Così decidemmo di desistere, volgendo lo sguardo verso i monti Creino e Brugnolo. Messi a poca distanza da Santa Barbara, divennero il nostro tranquillo belvedere sul Lago di Garda e verso lo Stivo, illuminato (come noi) da una precoce primavera.

Dislivello positivo: m 550. Distanza percorsa: 10 km circa

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ESCURSIONE SENZA META E DI PURA BELLEZZA

“Oggi 4 febbraio 2016 – dalla ghiacciata Piana del Gaver – abbiamo intrapreso un’escursione rivelatasi senza meta e di pura bellezza. Veramente l’intenzione era nella Cima Blumone. Tuttavia, la nevicata di ieri ha molto limitato i nostri passi, regalandoci però un paesaggio di assoluta purezza. Turbini di vento spazzavano l’ultima neve dalle sovrastanti cime. E mano a mano che procedavamo sul sentiero Cai n. 26, lo spessore di questa diventava sempre più consistente. Giunti al nuovo Bivacco Blumone, abbiamo pensato che si poteva anche non andare oltre. Ma la tentazione d’affondare fino al ginocchio (avevamo solo i ramponi), stava lì – irresistibile – nell’immacolata piana che per un lungo tratto avrebbe assecondato la nostra euforia. Arrivati dove il sepolto sentiero n. 26 prende a salire, ci siamo mossi ancora, su per il pendio… e gli ultimi di noi incoraggiavano i primi a non desistere. Andrea e Walter, quando hanno passato i cumuli di neve che a vista parevano insuperabili, si sono presi l’applauso. Questo ha permesso alla comitiva d’arrivare (con soddisfazione) ai ruderi di un probabile ospedaletto della Grande Guerra. Oltre non è stato possibile andare, e ricalcando le tracce, siamo ritornati al Gaver.

Dislivello positivo m 950 e km 12 (circa) la distanza percorsa. L’escursione in tutto è durata 6 ore e 30 minuti.”

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